giovedì 16 febbraio 2012

Elogio del pasticcio…

Interessante riflessione tratta da "Bivio pedagogico" un blog di Christian Sarno

Elogio del pasticcio…


Che pasticcio che hai fatto…”
La connotazione della parola pasticcio emerge prepotentemente nei discorsi dei genitori, dei coordinatori e dei responsabili delle cooperative, emerge nelle parole dei dirigenti dei servizi, dei tecnici, degli educatori, emerge spesso e sempre con una connotazione negativa, come a voler rimarcare, in altro modo, che l’errore che abbiamo fatto, l’aver sbagliato, sia una imprevista interferenza nel processo lineare che avremmo voluto. Il termine pasticcio, utilizzato in questo modo, è utile solo per rimarcare una mancanza.
La parola “Pasticcio” emerge spesso in educazione e sempre con la stessa connotazione, sempre come se fosse un difetto. Parlare di pasticcio tra adulti è infantilizzante, perché è un termine che si usa con i bambini, anche lì, con la stessa connotazione .
Non è accettabile sbagliare, fare errori, commettere passi falsi, perché ciò rallenta i tempi dei processi, vanifica l’aspettativa di un buon risultato, vanifica l’efficacia di un processo, come se la valutazione di un processo fosse legata al risultato.
La valutazione di un processo di lavoro, spesso, è legata solamente al risultato e nello specifico al risultato atteso.
Il pasticcio, si potrebbe intendere in altro modo, probabilmente, potremmo pensare che un pasticcio possa essere un prodotto, che se osservato attentamente ci potrebbe mostrare qualche cosa di nuovo. Alcune forme di arte, assomigliano a pasticci, forse perché sono incomprensibili, almeno fino a quel momento, perché nessuno ha ancora provato a dargli senso e significato.
Se provassimo a capire , veramente , quanto o cosa vale pasticcio potremmo andare oltre la sua ” vecchia e obsoleta” connotazione.
In cucina i pasticci (vedi foto) possono essere molto buoni, i pasticci (intesi come scarabocchi) dei bambini, riescono ad essere meravigliosi, pasticciare vuol dire sperimentare, provare, cercare, buttarsi, creare e sbagliare.
Se non permettiamo agli altri di pasticciare serenamente, come possiamo pensare che possano imparare.
Connotare negativamente la parola pasticcio vuol dire non permettere a chi sta provando a fare, di imparare.
Da oggi, a chi mi dirà, anche sul lavoro, “hai fatto un pasticcio” , risponderò : “grazie…”
Da domani, quando mia figlia mi dirà: “… papà, ho fatto un pasticcio”, le dirò : “… brava!”

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