Educatori abituati a lavorare con la difficoltà che ora si trovano in difficoltà.
martedì 27 dicembre 2011
Buone feste
Abbiamo in serbo per voi molte novità...quindi appuntamento all'anno nuovo!
mercoledì 21 dicembre 2011
Riflessione di Silvia Lo Sardo
Vorrei rivolgermi prima a chi si è ritirato da ogni tavolo di lavoro, da ogni confronto, da ogni formazione. Vorrei chiedere a questi miei colleghi: cosa si guadagna dall’azione del ritiro? O al contrario dall’azione di fare azioni di protesta “aggressiva”? Forse poter dire che tutto “fa schifo”, che i politici sono tutti uguali e corrotti, che non c’è speranza né via di uscita e non per colpa nostra: siamo solo dei poveri operatori sociali! Non è reale.
Di fatto ci tiriamo fuori o rinunciamo alla nostra identità professionale e non ci prendiamo la responsabilità del nostro lavoro e della nostra vita. A questo ci serve stare in ritirata, o al contrario in battaglia, in entrambi i casi comunque si dice:”è colpa degli altri, non dipende da me” quindi mi ritiro o quindi ti attacco. E’, dal mio punto di vista invece vitale per tutti noi prenderci la responsabilità di trovare una risposta ai nostri problemi quotidiani, avere chiaro qual è il metodo che ci orienta nelle scelte, costruire occasioni di confronto e crescita e scegliere quindi un pensiero comune che ci rappresenti.
Occorre più che mai mettere a frutto “l’abilità della risposta” che tutti possediamo, rispondere di ciò che sta accadendo anche individualmente, annullando appartenenze culturalmente radicate in contesti troppo condizionati e manipolati.
Per non renderci complici di un sistema che sentiamo lontano da noi possiamo individuare un metodo per fare la nostra scelta. Abbiamo tutti gli strumenti che ci derivano proprio dal nostro lavoro.
Un metodo coerente con la nostra coscienza, con poche regole chiare, che abbia come riferimento valoriale il rispetto reciproco e i diritti/doveri civili per porre giusti confini; il rispetto della Costituzione italiana, nel suo art. 3 in particolare dove si afferma l’idea di un’eguaglianza sostanziale e attribuisce alla Repubblica “il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.
Possiamo diventare esigenti se diamo il nostro contributo. Altrimenti siamo solo capricciosi: ognuno per sé con le proprie appartenenze e con le proprie ideologie senza poterci mai mettere d’accordo e crescere come comunità. Il metodo invece che si rivela una strada percorribile è quello dell’uomo, è antropologico, riguarda cioè noi tutti con quello di cui abbiamo bisogno davvero e che ci accomuna come esseri umani. Individuare cos’è giusto e cosa sbagliato nel rispetto reciproco vuol dire poter poggiare i piedi per terra, starci, e sapere poi dove andare insieme con forza vitale positiva.
Vuol dire la possibilità di darci strumenti utili per essere parte attiva della società in cui viviamo.
Se identifichiamo valori in cui tutti possiamo riconoscerci, sarà più semplice trovare regole e norme utili e buone per noi.
Cosa possiamo fare concretamente per andare in questa direzione?
- Possiamo non paralizzarci (anche di fronte ai fatti di sabato 16 ottobre 2011 a Roma) e ritrovarci per costruire (scegliamo una situazione dove poterci essere o mandare un rappresentante) non solo in casa propria;
- Possiamo cominciare ad esplicitare chi non sosterremo o voteremo più dandoci delle regole di senso come:
- chi non si prende la responsabilità (il vorrei ma non posso … si è sempre fatto così …)
- chi segue come un cieco una ideologia, il proprio leader, religione, partito; rinunciando al necessario esame di realtà e ad un atteggiamento dinamico in direzione del bene comune;
- chi dice bugie (lo possiamo comprendere chiaramente);
- chi prospetta panorami pericolosi in quanto diversi dai propri;
- chi ci vuole spaventare non con fatti ma con fantasmi;
- chi insulta o denigra l’avversario;
- chi non risponde in modo chiaro e concreto alle domande;
- chi non è puntuale a rispondere degli impegni assunti;
- chi risponde alle domande dicendo che anche qualcun altro aveva fatto lo stesso;
- chi “affonda” le donne e gli uomini con battute maschiliste, misogine, distruttive per la persona;
- chi abitualmente pratica la doppia morale;
- chi non tiene conto, prima di ogni altra cosa, dei bisogni veri degli esseri umani (la possibilità di crescere e realizzarsi attraverso il diritto alla vita, alla salute, alla casa, al lavoro, allo studio, all’istruzione).
La tentazione infantile di non voler vedere e non voler sentire la realtà attuale di profondo degrado è dilagante ma c’è resistenza anche fra gli operatori sociali a lavorare in modo serio e determinato per arginarla davvero.
I problemi possiamo risolverceli solo noi prendendoci in prima persona la responsabilità di costruirci in gruppi di lavoro (non solo all’interno delle nostre realtà) “mischiandoci” e scegliendo rappresentanti che in modo evidentemente onesto, pongano regole chiare per il bene comune rispettandole.
Abbandoniamo la pretesa che qualcun altro ci dovrà “salvare”. Peraltro nessuno ci salverà, nessuno ci risolverà i problemi con nessun partito e nessun movimento se non ci muoviamo per primi noi, individualmente, in modo costruttivo e responsabile.
E’ un atteggiamento maturo accettare il limite umano; si può essere intelligenti, geniali, unici ma tutti limitati e fragili, tutti ci confrontiamo in ugual modo con la vita e la morte, con debolezze personali e ognuno costruisce, si protegge e/o si difende da queste in modo diverso.
Per intenderci, non esistono uomini che possono essere felici perché possiedono molte case e molte donne. Non sta nei bisogni veri di un uomo adulto. Noi, grazie al nostro lavoro questo lo sappiamo, ne abbiamo esperienza. Non è poco. Uomini così sanno come ottenere il successo e il potere ma non hanno sviluppato alcuna competenza su come poter stare nella dignità umana e dunque nella gioia e nel senso profondo della vita. Cosa possono realisticamente fare questo genere di uomini per noi? Nulla.
Quel che ci possono offrire non ci serve davvero, non possono essere loro il nostro riferimento. Senz’altro ci sono moltissime persone ormai che, vicine ad un illusorio benessere, ne traggono benefici economici e che non hanno alcuna intenzione di “mollare l’osso”, persone che non vivono nella vita ma nella sua immagine, che qualche chilo in più l’han messo su a causa dei troppi privilegi e della “pesantezza” del potere e stanno “ingrassando” all’ombra di questo sole malato loro e purtroppo anche i loro figli, producendo talvolta dolore anche estremo, all’interno delle loro stesse famiglie.
Purtroppo questo non è buono per nessuno.
Noi che la vita la vogliamo vivere davvero, siamo molto più che moltissimi: è realtà.
Mi rivolgo dunque anche a quanti invece hanno deciso di impegnarsi in prima linea, ho ricevuto in questi giorni tante sollecitazioni, negli incontri dell’associazione culturale Differentità nascono idee meravigliose che in questo periodo vediamo poi girare in rete anche da altri: c’è fermento, sarebbe utile e buono utilizzarlo bene.
Ho letto quanto scrivono gli operatori sociali “non dormienti” e anche tutte le iniziative formative di Gruppo Abele, Sermig, e tanti altri, tutti impegnati a dire niente frammentazione, tutti uniti e costruzione.
Di fatto però quel che vedo non è coerente a tali intenti. Certo il mettere insieme non è facile ma viviamo a Torino. Torino è storicamente “sociale”, è la città di storici educatori,di santi educatori. E’ la città oggi di Don Ciotti, Ernesto Olivero, Don Sergio Messina e di tanti altri che portano con sé comunità vive, impegnate, appassionate, coraggiose.
Circa 5 anni fa, altra personalità di Torino, Massimo Gramellini, aveva scritto nel suo BUONGIORNO:
"Le rivoluzioni politiche annegano gli ideali nell’aceto del compromesso e dell’ambizione. Sono le rivoluzioni spirituali a produrre esiti più interessanti. Ma di quelle ne arriva in media una ogni duemila anni. Chissà, magari fra un po’ ci siamo di nuovo"
Allora io dico che ci siamo, io credo che la rivoluzione spirituale può partire dalla Torino ricca di cultura, volontariato, operatori sociali, educatori professionali, categorie che tutti i giorni “fanno politica” nella sua accezione di servizio per la comunità, nel qui ed ora, nella quotidiana vita reale della gente comune.
Realizzare un incontro organizzativo (mettiamo sul tavolo le risorse di: università, confederazioni, leghe, ANEP, associazioni, cooperative grandi e piccole, ente pubblico e quant’altro) con la partecipazione di tutte le parti sociali della città, lasciando andare individualismi e interessi di parte, potrebbe costituire un vantaggio e un progresso per tutti.
Personalmente e con la cooperativa cui appartengo e come “operatori del sociale” ci siamo messi in gioco in un appuntamento annuale formativo, da 5 anni ormai, per la costruzione di una sempre maggiore dignità di categoria e per darci la possibilità di poter essere più incisivi nella nostra società (quello di quest’anno: la quinta giornata degli educatori professionali, sarà il prossimo 27 e 28 ottobre). Ora però è il tempo di “passare parola”, di “mettere insieme” le forze di tutti, l’occasione se si vuole, l’abbiamo, anzi ce ne sono tante.
Mi ricorda Mauro Piccinelli che la famosa "marcia del sale", che portò Gandhi a liberare l'India dal giogo inglese, cominciò con 79 (settantanove!!!) persone... Credo, come lui, che a radunare 79 persone potremmo anche farcela
La voce del sociale a Torino è significativa e reale, fortemente radicata nel territorio e nel suo tempo, è una voce che lavora per l’integrazione e per un futuro dignitoso per ogni essere umano. Penso che quest’ultimo costituisca un obiettivo di primario interesse per tutti.
Diceva una canzone “libertà è partecipazione” …
Torino, 17 ottobre 2011
lunedì 19 dicembre 2011
"Cicatrici e guarigioni", interrogativi sullo spettacolo di chiusura della rassegna Civilmente
È questo l’interrogativo al centro dell’esperimento, come da loro è stato definito, condotto da C.A.S.T. e da alcuni ospiti della Casa Circondariale “Lorusso e Cotugno” di Torino. Questo lavoro, presentato a scuole e pubblico ma con l’obiettivo successivo di favorire incontri e riflessioni tra vere vittime e rei, è stato presentato ad un pubblico numeroso ed interessato all’interno della rassegna “Civilmente”, promossa anche dal nostro corso di laurea.
Lo spettacolo è composto dalla ricostruzione di un reale furto di un orologio d’oro partendo dal punto di vista della vittima, in questo caso un’attrice, con il significato che per lei aveva questo oggetto e le emozioni provocate dalla perdita dello stesso: Successivamente il dialogo si sviluppa tra la vittima e alcuni rei (simbolicamente rappresentanti l’autore del reato), riflettendo sulle motivazioni che possono indurre a commettere un reato. Un terzo momento infine prevede il coinvolgimento del pubblico con un vero e proprio dialogo a tre tra rei, vittime e persone esterne.
Abbiamo raccolto i commenti di alcuni presenti:
Commento di Fabrizio:
Riguardo alla serata dell'altra sera, posso solo esprimere soddisfazione per un evento fuori dal comune, che ha ribaltato in sostanza i "piani" di partenza. E' per definizione il luogo chiuso (il carcere) che si è aperto alla società esterna (noi spettatori) non solo presentandoci i luoghi del penitenziario, ma facendoci interagire con gli attori (nella vita e nello spettacolo) della vita carceraria. Ho trovato particolarmente stimolante la discussione che ha seguito la rappresentazione: discussione in "real time", in presa diretta, gestita magistralmente dagli attori, che in questa esperienza hanno davvero incarnato la figura dell'educatore mediatore dei conflitti di vita. Certo l'argomento non era facile, l'incontro tra vittima e autore del reato, ma è stato arricchente ragionare sul tema non solo nei termini dei ruoli ricoperti dalle singole figure presenti nella storia, quanto piuttosto sospendere momentaneamente il giudizio e riscoprire la persona nella sua intimità, sia essa vittima o carnefice.
Commento di Elisa:
Tentativo interessante ed originale di affrontare una tematica quanto mai attuale: quella della mediazione e dialogo tra vittime e rei. Il dialogo finale con il pubblico è stata una fonte di profondi spunti di riflessione. Spero che il bel progetto di C.A.S.T. e della casa circondariale possa proseguire con successo.
Commento di Diego:
L’incontro tra autore e vittima di reato può avvenire solo se preceduto da incontri tra autore e vittima di reato con figure professionali che preparino e valutino la situazione. Il teatro può essere un mezzo per sensibilizzare sia le persone che vivono in carcere sia il pubblico.
Commento di Elisa:
Scena quasi spoglia, delle sedie e una cupola… così si è presentato ai nostri occhi il palco su cui sono saliti gli attori di questo spettacolo teatrale. Una scena fatta di cose essenziali (in un luogo considerato “chiuso”) per qualsiasi persona, anche per la vittima o l’autore di un reato. Chi lo dice che l’autore di un reato e la sua vittima un giorno non si sono sedute sulla stessa sedia in un teatro, in un bar, su un treno, sul pullman? Cosa accadrebbe se si incontrassero dopo che uno è diventato la vittima e l’altro l’autore di un reato? Domanda a cui è difficile rispondere però penso che sia possibile che tutto ciò avvenga, ma prima dell’incontro vi è la necessità per tutti e 2 gli attori di un percorso personale… un percorso che chiederà sacrifici, che forse troverà oscacoli, che potrebbe anche fallire… oppure un percorso che, senza troppa fretta, potrà portare all’incontro tra i 2 soggetti… in questo incontro non dovrà essere sottovalutato nulla, perché la minima cosa potrà far traboccare il vaso. Il luogo dell’incontro penso sia un elemento essenziale a cui i professionisti ( educatori, psicologi,…) devono pensare insieme.
venerdì 16 dicembre 2011
ANOTHER BRICK IN THE WALL
We don’t need no thought control.
No dark sarcasm in the classroom.
Teacher, leave those kids alone.
Hey, Teacher, leave those kids alone!
All in all it’s just another brick in the wall.
All in all you’re just another brick in the wall.
mercoledì 14 dicembre 2011
Articolo di cronaca
http://www.michelamurgia.com/di-diritti/generi/torinoburning-inventarsi-il-mostro |
lunedì 12 dicembre 2011
Gita al museo con i bambini disabili
Un modo per farvi conoscere una delle tante "facce" dell'educatore.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/426633/
venerdì 9 dicembre 2011
La rivoluzione silenziosa
giovedì 8 dicembre 2011
Mail di solidarietà
Caro professore, ho saputo della nuova grave situazione che azzera esperienze importanti di ricerca e sperimentazione nella didattica e nella ricerca nell'area del sociale: non c'è da stupirsi perchè da anni abbiamo iniziato una china che cancella quanto di buono si è storicamente fatto in questi 30 anni, ora siamo in molti ad indignarci, questo non vuol ancora dire che riusciremo a farcela, ma intanto ci siamo.
lunedì 5 dicembre 2011
Perchè ci interessa
E.F.
mercoledì 30 novembre 2011
RESISTERE E' CREARE
Invece la resistenza al capitalismo, al neoliberismo, così come la resistenza alla tristezza della nostra società, non può essere pensata come una resistenza che preveda uno scontro. In tutti gli scontri del secolo scorso, indipendentemente che si vincesse o si perdesse, abbiamo visto che in nessun caso, nemmeno quando si é vinto, ciò è stato sufficiente per dar vita a qualcosa di nuovo. Sicuramente questa è stata una delle cause del disastro del Novecento: pur con il trionfo di molte rivoluzioni e con la vittoria di molte elezioni da parte della sinistra, non si è mai potuto o semplicemente non si è mai saputo cosa fare perché ci fosse un cambiamento nella società. Si era a quei tempi concentrati sullo scontro e sulla presa del potere. L’idea naturalmente non è quella di abbandonare lo scontro, va oltre, bisogna catturarlo. Però non si può pensare al capitalismo, alla società e alla tristezza attuale solo in termini di scontro senza un’effettiva forma di resistenza immediatamente associata all’idea della creazione del nuovo, qui e ora.
lunedì 28 novembre 2011
CONVEGNO ANFFAS ONLUS TORINO: "Durante e dopo di noi: risorse e strumenti per il nuovo modello di welfare"
Il convegno si inserisce nell'ambito delle iniziative coordinate dalla Cpd in vista del 3 dicembre, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITA' 2011".
L'evento metterà a confronto esperti, famiglie e associazioni sul seguente argomento: "Durante e dopo di noi: risorse e strumenti per il nuovo modello di welfare". Il convegno ha l'obiettivo di fornire indicazioni per individuare una reale strategiadi azione al fine di integrare i diversi attori che utilizzano strumenti di protezione giuridica, sociale e patrimoniale-
Per scaricare il PROGRAMMA completo di tutti gli interventi della giornata: http://www.anffas.torino.it/download/durante_e_dopo_di_noi.pdf
venerdì 25 novembre 2011
ILLUSIONE POLI(ot)TICA!
mercoledì 23 novembre 2011
Pubblichiamo il verbale della riunione di giovedì 10 novembre.
BLOG:
- Continua la raccolta di materiale e informazioni
- Novità: pagina dedicata alla rassegna stampa
- Per comunicare con il blog c’è l’apposita mail. Per chi se la fosse persa è educatoriineducazione@yahoo.it
GRUPPO “INTERVISTE/VIDEO”
- abbiamo intervistato Trombini, sbobinato la sua intervista, stiamo riflettendo su come sfruttarla perchè ..be' diciamo che la convers...azione non è stata molto interessante
- abbiamo un intervista fatta a delle educatrici di un centro diurno per pazzerelli a Biella..è già sbobinata ma volevo inserire anche una traccia audio, ed un'immagine ..solo che devo ancora chiedere il permesso alle dirette interessate
- parallelamente a tutto ciò abbiamo l'indirizzo mail personale di Fabio Geda che si è detto superdisponibile a rilasciarci un intervista (è stato troppo carino, si è offerto lui di scriverci via mail..così almeno ci risparmiamo tutta la pizza della sbobinatura, yeas)
- stiamo iniziando a pensare di intervistare Il Presidente dei Tribunale Minori..in realtà è da un po' che ci pensiamo..abbiamo anche delle domande pronte..solo che per lui vogliamo essere perfetti e impeccabili.
PROPOSTE: inviare i video a striscia/report/tg, ma bisogna prima avere del materiale pronto.
SAVIGLIANO
- È iniziato il progetto di 11 video nel quale si racconta la figura dell’educatore e i disagi che il governo ci sta creando
PROPOSTE: organizzare incontri per riunire il gruppo di torino e quello di savigliano. Problematiche: dove? (torino o savigliano), quando?
OPERATORI SOCIALI NON DORMIENTI:
liberi incontri informali in cui si è parlato di diverse cose tra cui
1.il comune non paga da tempo le rette a molti servizi e cooperative sociali penalizzando non solo gli operatori (economicamente), ma le stesse persone che si rivolgono all'istituzione per essere tutelate e protette
2.da quanto è iniziata l'era Cota (ha parlato nello specifico della situazione SERT e dei servizi per le tossicodipendenze) sono stati tagliati TUTTI i fondi destinati alla prevenzione
3.tagli alla formazione, più nello specifico alla formazione degli educatori professionali
Differenti temi sono emersi: dalle problematiche delle cooperative sociali, alla necessità i riflettere sull'etica del nostro lavoro, alla necessità di una riflessione più concreta su quali possano essere realmente gli spazi per una azione politica che generi cambiamento.
PROPOSTE: inserire sul blog foto/video/resoconti dei partecipanti (chiunque sia andato il 14/11 sarebbe carino se avesse voglia di farlo).
INCONTRO CON BENASAYAG: SABATO 19 NOVEMBRE DALLE 16.00 ALLE 18.00
PROPOSTE: l’incontro è stato organizzato dal professor Bianchini il quale ci aveva anche chiesto di pensare ad eventuali altri relatori da affiancare a Benasayag. Le proposte emerse sono state: 1. Ugo Mattei (docente di diritto all’Università di Torino),2. Vladimiro Zagrebelski (ex giudice della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo), 3.Luciano Gallino (scrittore e docente di sociologia).
TESORO PARLIAMONE: SIAMO IN CRISI! :
Gli studenti della Facoltà di Economia, in collaborazione con l’Associazione per la Facoltà di Economia e il Collegio Carlo Alberto, organizzano un’apertura straordinaria della Facoltà il 18 e 19 Novembre 2011 in Corso Unione Sovietica 218/bis per spiegare a tutti cos’è concretamente la crisi economica e come possiamo affrontarla.
Un weekend ricco di dibattiti, interviste e domande per capire come la crisi economica è nata, come si evolverà e perché è entrata a far parte della nostra vita quotidiana.
Dai servizi pubblici al risparmio, dalle operazioni di borsa all’aumento dell’Iva, dalla flessibilità richiesta dal mercato del lavoro alle grandi questioni di economia internazionale. Come dobbiamo comportarci? Quando finirà la crisi? Ne sappiamo abbastanza?
Il ciclo di conferenze prevede due giornate di dibattito: si comincia venerdì 18 nel pomeriggio e si continua sabato 19 dalle 10 del mattino fino a sera. In totale si svolgeranno 10 incontri, nel corso dei quali imprenditori, economisti e docenti della Facoltà si confronteranno sulle domande poste dagli studenti dell’Assemblea di Economia sui temi del lavoro, delle tasse, della crescita e del mercato finanziario internazionale.
PROPOSTE: suddividerci i vari incontri in modo che ognuno si prenda l’impegno di seguire solo un incontro e in seguito unire tutte le informazioni raccolte.
ASSEMBLEA D’ATENEO : 15/11/2011 DALLE ORE 15.00 IN AULA 3
Assemblea di riunione di tutti i collettivi attivi della facoltà per discutere insieme delle problematiche microvertenziali fino ad arrivare a una linea comune su cui poter lavorare insieme e farci sentire dalle autorità come forza unita.
MANIFESTAZIONE PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLO STUDENTE: 17/11/2011
CERCARE L’APPOGGIO ANCHE DEGLI STUDENTI DI MEDICINA: poiché anche loro hanno problemi di tagli per quanto riguarda il tirocinio.
DISCUSSIONE ANCORA APERTA SULLA NECESSITA'/BENEFICIO DI APPOGGIARSI A UN GRUPPO DI COORDINAMENTO DI COLLETTIVI (es. i “SI”): per il momento rimarremo un gruppo indipendente in quanto non si è sentita la necessità di un cambiamento. Tuttavia il collettivo non ha voluto prendere un decisione definitiva in quanto non c’erano la maggior parte degli studenti e sarebbe stato poco corretto erigersi a ente decisionale. La collaborazione con gli altri studenti è comunque preservata.
PROPOSTA GENERALE: DIVISIONE DEGLI IMPEGNI: stiamo facendo un grandissimo lavoro e stiamo facendo rete sia nel sociale che tra gli studenti. Non è un lavoro semplice e se ognuno si occupasse solo di un piccolo aspetto e poi lo condividesse sul blog/fb/collettivo il lavoro risulterebbe meno pesante per tutti.