lunedì 7 novembre 2011

L'ESATTA SEQUENZA DEI GESTI


A tutti gli educatori, per il lavoro che fanno,per ciò che li anima, e per la loro caparbietà” Fabio Geda
Finalmente anche la narrativa parla degli educatori!!
Consigliato a:
Tutti gli educatori, perché è immediata l’identificazione con i personaggi della storia e vi verrà da sorridere pensando a quante volte vi siete trovati nelle medesime situazioni narrate.
Tutti gli studenti di educazione professionale, perché vi sono utilissime riflessioni legate alla pratica, che non troverete sui manuali.
Perché attraverso le storie di altri educatori è stimolante immaginare il proprio futuro lavorativo.
A tutti coloro che non sono né studenti né educatori, perché è un ottimo strumento per comprendere qual è l’importante ruolo dell’educatore all’interno di una comunità alloggio per minori e contemporaneamente potrete godervi una storia ricca di intrecci narrativi che non riuscirete ad abbandonare sul comodino.
Marta ha 12 anni, una madre alcolizzata ed un padre spesso assente, per questo motivo è costretta a badare ai suoi tre fratelli minori in un piccolo paesino di campagna e ad addossarsi responsabilità non pertinenti alla sua giovane età.
Corrado ha 16 anni il suo atteggiamento da duro fa sì che sia considerato un leader da emulare dagli altri ragazzi della comunità, risponde in modo sfrontato agli educatori e non è assolutamente un adolescente definibile “facile da gestire”, l’altra faccia della medaglia nasconde un ragazzo che aspetta solo che la madre esca dal carcere per dedicarle una festa.
Le loro vite si intrecciano con la quotidianità mai scontata degli educatori che si prendono cura di loro, tra rabbia delusioni e piccole felicità fino a quando Marta e Corrado decidono di prendere in mano il proprio destino.
Il passato da educatore dell’autore traspare palesemente attraverso lo stile utilizzato per narrare i fatti, delicato e in alcun modo giudicante
Fabio Geda ha la capacità di trattare temi difficili da affrontare senza ricorrere a retoriche che facciano leva sulla compassione ma è in grado di trasportare il lettore dalla risata alla commozione nell’arco di poche righe attraverso l’ulilizzo di immagini facilmente reperibili dalla nostra esperienza.
Chi meglio di un educatore avrebbe saputo raccontare questa storia?
Qualche assaggio:
Il fatto è che serve una sensibilità da monaco, un equilibrio da cabarettista e un cinismo da paramedico, per fare l’educatore. Two roads diverged in a wood, and I /I took the less travelled by. Roberto Frost, applausi. La dolce Elisa a pranzo, ha ditto che non siamo dei demiurghi, credo che abbia usato questo parole. Secondo lei quelli che che reputano l’educazione un mestiere impossibile sono schiacciati dal proprio desiderio di potenza. Vorrebbero modellare i ragazzi a loro immagine e somiglianza, ma non ci riescono.
Quando dice queste cose me la mangerei tutta. Gnam.”
“Ho l’impressione che per certi operatori sociali prendersi cura di una persona equivalga a somministrare una medicina. Ma perché non vanno a fare i paramedici?”
“Quando aveva scelto quel lavoro sapeva che si sarebbe dovuto trasformare in un tritatutto per residui emotivi dei ragazzi, nella tazza del cesso in cui avrebbero vomitato il loro passato. Quello che non sapeva è che l’odore del rigurgito se lo sarebbe portato dietro per sempre.”

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