venerdì 4 novembre 2011

Lettera di solidarietà alla mobilitazione


Pubblichiamo di seguito una lettera di denuncia e appoggio alla mobilitazione di studenti e professori del Cdl in Educazione Professionale, realizzata da un docente delle didattiche integrative (direttamente interessato dai tagli regionali alla nostra formazione).

Grave attacco agli iter formativi degli educatori professionali
La Regione Piemonte ha deciso di affossare il Corso di Laurea Triennale per Educatore Professionale e lo ha fatto con la tipica arroganza che contraddistingue coloro che in questo momento storico ne sono alla guida.
Prendendo la decisione di non finanziare il pagamento delle lezioni integrative di fatto ha decretato la chiusura di un percorso formativo universitario che abilita gli Educatori Professionali a lavorare sia nel comparto socio assistenziale che in quello socio sanitario.
L’Università non potrà più pagare i docenti a contratto che seguono i laboratori, i tirocini, i seminari, le lezioni integrative. Così, inevitabilmente, verrà a mancare il prezioso collegamento con il mondo dei servizi socio – sanitari ed educativi.
Altro che investire sulla ricerca e sull’innovazione! Altro che creare collegamenti tra mondo del lavoro e l’Università!
Con questa scelta la Regione decreta la regressione dell’educazione professionale, di tutti i progressi della pedagogia specializzata in disagio socio – sanitario. Decreta la regressione delle culture che negli anni, pazientemente e faticosamente, si sono costruite, per giungere infine al riconoscimento della figura dell’educatore professionale come un professionista che merita una formazione e un riconoscimento a livello universitario.
Volendo colpire l’educazione professionale e le culture formative che la originano si torna al “paleolitico” dei sistemi socio – educativo – sanitari e assistenziali; si torna ad una visione degli interventi socio – sanitari ed educativi legati ad  un approccio  volontaristico e caritatevole; si torna ai “benefattori”; si torna al concetto che non tocca più alle responsabilità pubbliche farsi carico del disagio sociale, anche mettendo in campo professionisti preparati, ma la gestione della sofferenza sociale viene lasciata al “buon cuore” o allo “strapotere” del semplice e volontaristico “buon senso”, alle anime pie e gentili che vorranno farsene carico.
Non è più possibile accettare le motivazioni che vengono addotte a questa scelta della Regione: se pur in un momento storico di ristrettezze economiche non si può tornare a tagliare sempre sulle solite voci di sanità, assistenza, educazione, istruzione e cultura. Contrariamente a quanto avviene nel nostro paese, in tutti i paesi civili è proprio nelle ristrettezze che si investe su formazione, ricerca, educazione e cultura, proprio perché si punta a creare i presupposti per formare una cittadinanza attiva e partecipe a cogliere le sfide del futuro, in grado di sapersi orientare in una società sempre più complessa e globalizzata.
Non ci stupiamo più di tanto se chi giuda la nostra Regione ha fatto questa drammatica scelta. Essa appare comunque conseguente al quadro delle politiche nazionali, alle alleanze che guidano “consapevolmente” il nostro paese verso il baratro del default. I diversi parlamentari del partito del nostro Presidente Cota, che delirano secessioni ed immaginari stati padani esistenti solo nelle loro fervide immaginazioni, partecipano, reggono ed aiutano un governo nazionale allo sbando, con un leader impresentabile.
Non ci stupiamo quindi più di tanto se costoro attaccano la cultura e l’educazione; non ci stupiamo proprio perché abbiamo un premier che ai massimi livelli rappresenta l’apice simbolico del degrado umano, morale e culturale, si sa, per lui basta che “…la patonza giri…”.
Allora se la realtà è questa è inutile prendere in giro i propri elettori con slogan riferiti ad una presunta “Roma ladrona”, soprattutto in questo periodo di gravi ristrette per molti stati europei come la Grecia, la Spagna, ecc. I notabili leghisti nel frattempo continuano a vivere e a godere ed “ingrassarsi” sguazzando nei vantaggi della nostra capitale e salvando dalla galera parlamentari amici degli amici che invece la meriterebbero. Per loro, giunti a questo punto, sarebbe forse più giusto sostituire lo slogan “Roma ladrona”, con un altro slogan, molto più attuale ed appropriato al folclore dei personaggi … “Roma, Italia, Grecia o Spagna basta che magna”.
Di fronte a tutto ciò, di fronte ad una giunta regionale che sin dagli esordi ha dovuto cacciare un proprio assessore coinvolto in mazzette legate al lucrare sui pannoloni per poveri anziani, un dato è certo: a noi non rimane altro che resistere, resistere, resistere!!!

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